giovedì 30 giugno 2011
I primi progetti
martedì 28 giugno 2011
martedì 14 giugno 2011
Parco Guell, Gaudì
Commissionato da Eusebi Guell Bacigalupi nel 1903, è situato nei quartieri nord-orientali di Barcellona, alle pendici del monte Tibidabo. Il parco nasce dall'idea del committente di realizzare una città-giardino sull'esempio di quelle inglesi, cioè centri abitati dove sia possibile unire le case agli elementi naturali del luogo. Delle 60 case costruite, però, solo due sono state abitate (in una si trasferì Gaudì con la famiglia), e il progetto venne abbandonato nel 1914.
Nello stesso anno il comune di Barcellona decide di cambiare il progetto, e di affidare a Gaudì la trasformazione della città-giardino in parco pubblico. Nell'area destinata alle case non fu costruito nulla; si costruì solo nella parte destinata al tempo libero, che, una volta ultimata, riscosse un grande successo. Gaudì realizzò quest'opera dando libero sfogo alla propria fantasia, ricalcando la struttura di un paesaggio naturale: si possono trovare, infatti, fontane, grotte, colonne-albero e arcate artificiali di roccia.
Le mura di cinta seguono il profilo sinuoso della montagna su cui è costruito il parco, e sono ricoperte con frammenti di ceramica rossa e bianca, che ha lo scopo di decorare, ma ha anche una funzione protettiva, in quanto un muro completamente liscio è molto difficile da scalare. L'entrata è situata tra due padiglioni, anch'essi decorati da ceramiche colorate. Subito dopo si trova una scalinata adorna di fontane ed elementi decorativi, che porta al grande tempio in stile dorico-floreale, la cui parte superiore è ornata da un motivo rosso che diventa una lunga serie di sedili decorati da ceramiche policrome. Gaudì inserisce poi numerosi elementi architettonici che si confondono con il verde del paesaggio, e che hanno lo scopo di unire l'opera umana a quella della natura (creata da Dio). Questo è un tema ricorrente nell'arte di Gaudì, devoto e fedele della religione cattolica.
Parco dei mostri di Bomarzo
Nel Lazio, terra meravigliosa dalle tre esistenze: Etrusca, Romana e Medioevale, Bomarzo condivide la gloria di una storia illustre e possiede un'opera unica nel suo genere al mondo. "La Villa delle Meraviglie". Nei giardini delle ville laziali troverete degli elementi simili, ma prototipo di questi giardini é il "Sacro Bosco di Bomarzo". Lo volle il principe Pier Francesco Orsini detto Vicino "sol per sfogare il core". Lo ideò quel grande architetto che fu Pirro Ligorio, colui che dopo la morte di Michelangelo fu chiamato a lavorare in San Pietro. Senza che l'Orsini ed il Ligorio se lo immaginassero ne uscì un capolavoro che dura nel tempo, e che la fantasia popolare ribattezzò come PARCO DEI MOSTRI. Entrando in questo luogo, sarete accolti dai versi incisi sotto le due Sfingi. Passerete poi di sorpresa in sorpresa per l'improvviso apparire di animali e figure di pietra. L'elefante che sta per ucidere un guerriero, la lotta tra Draghi, l'Orco, la Bella addormentata nel bosco, Ercole che squarcia Caco, Orsi in agguato, animale a tre teste, Nettuno sull'alto di una vasca, Sirene ed altre figure interessanti, ed infine sopra la testa di un Orco, il Mappamondo con sovrastante in miniatura il Castello Orsini a significare la potenza del Casato. Queste sculture scolpite nei grossi blocchi di pietra ivi radicati vi sembrano sorte dal suolo come prodigio. Il tutto risale al XVI secolo (1552) epoca in cui si sviluppava un ideale di vita fra il Principesco e il Cortigiano. Questo bosco ha ispirato molti artisti del tempo, come l'Annibal Caro, il Bitussi ed il Cardinal Modruzzo, per esprimere la loro meraviglia, vollero lasciare incisi sul posto "epigrafi e versi". Dopo la morte di Vicino Orsini nessuno si curò più di questo gioiello di arte manieristica che dopo secoli di abbandono é stato salvato dal solito oblio e restaurato per la gioia di intellettuali e scrittori, artisti e turisti che vengono da tutto il mondo per ammirare questo museo all'aperto.
Giardino dei tarocchi, Capalbio, Niki de Saint Phalle, 1979
Il Giardino dei Tarocchi è un parco artistico composto da ciclopiche sculture, alte dai 12 ai 15 metri, raffiguranti i 22 arcani maggiori dei tarocchi che Niki de Saint Phalle ha creato sulla collina garavicchio, nel comune di Capalbio.
Il giardino è un vero e proprio museo a cielo aperto, perfettamente inserito nel paesaggio collinare della Maremma, un parco di eccezionale fascino, unico al mondo, uno degli esempi d’arte ambientale più importanti d'Italia.
Niki de Saint Phalle ha lavorato alla realizzazione del giardino dal 1980 al 1996, mentre l'apertura al pubblico è avvenuta nel 1997.
Per il suo particolare aspetto, la sua delicatezza, e con lo scopo di preservare l’atmosfera magica che si respira nel giardino, le visite sono possibili solo in alcuni periodi dell’anno (di solito da Aprile ad Ottobre), limitate in fasce orarie predeterminate, per un numero ristretto di visitarori. per desiderio dell’artista inoltre, al fine di salvaguardare la libertà di movimento dei visitatori, non sono previste ne visite guidate ne un itinerario precostituito.
Il Giardino dei Tarocchi è attualmente gestito dalla fondazione il Giardino dei Tarocchi, una fondazione privata che attraverso gli introiti fa fronte alle costanti cure di manutenzione di cui questo parco necessita
mercoledì 8 giugno 2011
Robert e Shana ParkeHarrison
martedì 7 giugno 2011
Cendon di Silea, Made Associati, 2005
L’area progetto è costituita dal centro originario di Cendon, posto lungo le rive del fiume Sile e raggiungibile dalla via principale (strada provinciale sinistra Sile) tramite un circuito viario di penetrazione e in parte tangente al corso d’acqua.Si tratta di un luogo di notevole pregio ambientale che tuttavia si presentava sfrangiato, frammentato, soprattutto a causa di una scarsa attenzione per gli elementi minori del paesaggio (materiali, recinzioni, giardini privati).Il centro abitato si è sviluppato partendo dal fiume, sviluppandosi in un rapporto di dipendenza. L’asse fluviale rappresentava la via di comunicazione, di trasporto merci, fonte di energia per il funzionamento dei muliniE’ al fiume che l’abitato si rivolgeva con segnali e simboli ben riconoscibili (il campanile era il riferimento visivo per i naviganti). L’area si inserisce anche in un contesto rurale in cui sono altrettanto distinguibili alcuni segni del paesaggio agricolo (le alberature, le siepi, i fossati, i campi) parzialmente alterati e contaminati dal sistema della monocultura. Pertanto il nucleo urbano, pur essendosi mantenuta inalterata la composizione fondativa del luogo, presentava una struttura discontinua che si pone come interfaccia tra l’asse viario carrabile principale tangente la nuova Cendon, e il fiume Sile.
domenica 5 giugno 2011
Mas de los Voltes, Fernando Carucho, 1995
venerdì 3 giugno 2011
Giardino botanico di Bordeaux, Masbach Paysagistes, 2002
mercoledì 1 giugno 2011
VIAGGIARE
Oppure: avere solo i vestiti che si portano addosso, non conservare niente, vivere in albergo e cambiarlo spesso, e cambiare città, e cambiare paese; parlare e leggere indifferentemente quattro o cinque lingue; non sentirsi a casa propria in nessun luogo, ma bene quasi ovunque."
Georges Perec - Specie di Spazi
Fare una scelta.........
Viaggiare, viaggiare, viaggiare...vivere luoghi diversi, culture lontane dalla propria, immergersi totalmente in mondi nuovi per venire a diretto contatto con la vita.
Perchè l'architettura non è solo materia...
è tradizione del luogo, è conoscere le diverse abitudini, è apprezzare e capire la bellezza della diversità.
Ciò che ci spinge a essere architetti è proprio questa voglia di viaggiare ed esplorare.
Parco della Pedra Tosca, 2004
Il progetto per il Parco Pedra Tosca, che in catalano significa “rough rock”, pietra ruvida, è stato realizzato dagli architetti paesaggisti RCR Arquitectes, acronimo dalle iniziali dei fondatori: Rafael Aranda, Carmen Pigem e Ramon Vilalta.Il parco, costruito in acciaio e rocce, crea un percorso d’ingresso al Garrotxa Volcano Park a Las presses. Questo luogo è un posto singolare, formato da rocce di basalto, eruttato dal Vulcano Croscat, e trasformato dal rigoroso lavoro dell’uomo, che con la fatica è riuscito a conquistare un po’ di questo terreno arido per la coltivazione, livellandolo, togliendo le pietre dal suolo e creando terrapieni, tumuli e rifugi con le macerie.L’asperità tattile del luogo si coglie nell’immediato. Lo scopo del progetto è di esprimere l’unicità di questo paesaggio e di stimolare lo stupore nella sua scoperta. Una linea spezzata e sottile in acciaio ci guida attraverso lo spazio, il serpeggiare dei profili si contrappone alla massa di rocce. arrotondate creando nuove radure.La geometria delle forme e le piastre in acciaio corten sono in apparente contrasto con la naturalezza del parco. In realtà l’intento è il recupero del paesaggio naturale, realizzando un sito accessibile, in cui i confini tra paesaggio e architettura siano così ambigui che la materia prima offerta dal luogo e quella artificiale coesistano in perfetto equilibrio.